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Una lettera speciale per Giovanni Rossi di Lauria

Creato il 02 agosto 2013 da Ecodibasilicata

Pubblichiamo molto volentieri una lettera fattaci giungere in redazione da Lorenzo Di Giorgio tesa a ricordare l’indimenticabile Giovanni Rossi di Lauria.

“Quella somma felicità che nei suoi limiti terreni
l’uomo con nomi divini chiama,
l’armonia della fedeltà che non vacilla,
dell’amicizia che non conosce dubbio,
la luce che solo ai saggi s’accende nei solitari pensieri
e solo ai poeti nelle loro belle immagini,
tutto questo avevo, nelle mie ore migliori,
scoperto in lui e trovato in me”

A volte nella vita ci si sofferma a fare un’analisi di sé stessi, delle cose che si ritengono più importanti, dei valori in cui si crede. Ed allora mi viene istintivo porre l’amicizia al primo posto e pensare ad essa come a una delle esperienze più preziose che la vita ci offre.
Comunemente le persone, specie in adolescenza, tendono ad aggregarsi ed a formare dei gruppi che condividono esperienze ed interessi, ma che nel tempo tendono a dissolversi a causa delle diversità o con il diradarsi della frequentazione.
In alcuni casi, invece, si formano dei legami molto intimi, autentici, che si fondano non soltanto sull’accettazione reciproca e sulla condivisione di gusti, valori e aspirazioni, ma soprattutto sulla spontaneità, sul mutuo supporto e sulla conoscenza dei propri e degli altrui limiti, particolarità, potenzialità; essi nel tempo si fortificano e diventano così profondi che niente e nessuno è in grado più di scalfirli.
Questo è ciò che è capitato alla nostra compagnia di amici, quella di cui Giovanni faceva (e farà sempre…) parte e che lui, in particolari frangenti, si divertiva a definire la “Di Giorgio & company”, in seguito ad un episodio avvenuto al convento della Immacolata Concezione tanti anni fa.
Una amicizia nata in modo genuino sulla base di una freschezza emotiva ancora adolescenziale, ma che si è andata via via alimentando grazie alle nostre affinità ed alla consapevolezza di avere un’intesa quasi perfetta, caratterizzata più che da slanci affettivi evidenti, da quei gesti e rituali propri di ognuno e diventati per noi così familiari, e contraddistinta da quella sensazione di calore e di benessere che si ha quando si sta vicino a una persona cara e che circonda e riempie la nostra vita.
Come dimenticare, ad esempio, tutte le volte che Giovanni finiva di lavorare oppure tornava da qualche ora passata sulla spiaggia ad abbronzarsi (senza magari fare nemmeno il bagno…..una vera e propria fissazione!) e veniva con lo scooter sotto casa per fare il riepilogo della giornata e programmare la serata da trascorrere insieme o semplicemente per rendermi partecipe di quello che aveva appena vissuto; o, invece, di quanto a lui piacesse stare insieme la notte a parlare di qualsiasi cosa o a fare battute e ironizzare sui nostri difetti o su qualche avvenimento che ci aveva visti coinvolti, cercando di ‘allungare’ il più possibile quei momenti magici con il suo tipico : “e ià stamunni nati cinqu minuti e pù ni ni iemu”; o, ancora, di quanto fosse maniacale per l’ordine e la pulizia e della necessità che egli avesse di organizzare la propria vita e di pianificare un evento o una semplice giornata da passare in compagnia, tanto da meritarsi, nel nostro gruppo, l’appellativo di Giovanni u stress!
E potrei continuare con mille altri aneddoti e particolari.
E’ chiaro che tutto questo ha reso la nostra relazione molto intensa e ci ha portato a condividere così tante esperienze ed a trascorrere così tanto tempo insieme, a volte, in certe fasi della nostra vita, più che con i nostri stessi familiari: risate, emozioni, viaggi, tormenti, sogni, speranze, che porteremo sempre nel nostro cuore e che ricorderemo non solo con la malinconia dovuta al tempo che passa, ma anche, purtroppo, con la profonda tristezza per un amico che ci ha lasciati in modo prematuro e l’amara nostalgia per quei momenti che non potremo più rivivere e per quelle parole mai dette che forse avremmo ancora voluto dire.
D’altronde si dice che gli amici sono la famiglia che ci scegliamo e forse è per questo che con la sua scomparsa sentiamo di aver perso un fratello più che un semplice amico. E il dolore è forte, troppo forte! E si accompagna ad un senso di smarrimento, di incredulità ed alla percezione, nei nostri sguardi che si incrociano, di un vuoto che al momento appare incolmabile.
L’esigenza di scrivere queste righe non è dettata dalla volontà di tessere le lodi di Giovanni, come si fa in questi casi, in cui si tende ad esaltare le qualità di una persona o a rimarcarne solo gli aspetti positivi. Anche perché lui non amava questo tipo di esagerazioni. Lo scopo, invece, è quello di voler condividere con tutta la comunità il ricordo di una persona cara, raccontandone alcuni tratti caratteristici, virtù e difetti che in parte erano noti a tutti ed in parte solo a chi gli era più vicino. Perché è solamente tenendo viva la memoria di una persona che questa non smette mai di esistere, rimane in mezzo a noi e ci basta evocarlo per sentirlo più vicino. Con la speranza che poi, con il passare dei giorni e l’affollarsi dei ricordi nella nostra mente, quel vuoto che adesso ci sembra impossibile da colmare si riempia, rendendo meno doloroso il distacco.
Giovanni è stato un lavoratore instancabile, che si è sempre dato da fare in ogni modo e si è fatto apprezzare da tutti per la serietà e la dignità mostrata in qualunque tipo di mansione svolta, ma anche per l’entusiasmo e la capacità di relazionarsi con chiunque, tanto che il suo ultimo posto di lavoro, un bar nel centro di Lauria Inferiore, era diventato un punto di riferimento non solo per noi amici ma pure per tanti altri. A volte, però, esagerava con i ritmi lavorativi e questo è stato anche motivo di piccoli diverbi tra noi, poiché avremmo voluto che riuscisse a godersi di più la vita e le cose che gli stavano intorno ed, egoisticamente forse, ci sarebbe piaciuto trascorrere più tempo insieme a lui. Ma era fatto così e noi lo avevamo accettato, anche perché spesso questa sua condotta era imposta più dalla necessità che da una vera e propria volontà.
Del resto, altra virtù nota per lo più a tutti, Giovanni aveva la capacità di affrontare la vita e le sue avversità in modo leggero, con il sorriso e la voglia di superarle, senza abbattersi. Ma intendiamoci: non che lui fosse esente da lamentele o piagnistei! Al contrario, spesso abbiamo dovuto sopportare i suoi brontolii, emessi con il suo tipico timbro di voce squillante, anche per problemi di minore importanza, cosa che lo esponeva a qualche presa in giro da parte nostra. E’ solo che, a differenza di tanti altri, lui era capace di sdrammatizzare e di ironizzare su ogni cosa e ciò gli aveva procurato la simpatia di tutti.
Ma se il suo modo di rapportarsi con gli altri e con la vita stessa poteva a volte farlo apparire quasi superficiale, c’è più di una qualità di Giovanni che forse prima avevamo sottovalutato e che si sono palesate in maniera netta durante la fase della malattia. Di certo lui è stato un uomo che si è fatto da sé, per cui il senso di fierezza e di amor proprio erano sviluppati in lui ed a noi ben noti. Ma il coraggio e la forza mostrati durante questo periodo di sofferenza sono stati comunque sorprendenti e ci hanno donato una immagine di Giovanni ancora più completa, della quale andremo sempre orgogliosi.
In particolare, è stato incredibile e commovente vedere con quale tenacia ha combattuto il suo male e quanto attaccamento alla vita ha manifestato in ogni momento di questi sette mesi assurdi e terribili, con dignità e silenzio, senza più alcuna lagnanza o imprecazione, tanto da infondere ottimismo nelle persone che andavano a fargli visita e da risultare, paradossalmente, lui di supporto a chi gli è stato più vicino, nei pochi frangenti in cui questi hanno accusato qualche cedimento. Persino l’ultima volta che ci siamo visti, due giorni prima della sua morte, quando era allo stremo delle forze, mi ha rassicurato affermando che non stava soffrendo molto e mi ha salutato dicendomi che ci saremmo rivisti di lì a poco a casa sua, se le cose fossero andate per il meglio.
Questa è stata una grande lezione per tutti noi, che deve invitarci a riflettere ed a modificare il nostro atteggiamento verso noi stessi e verso gli altri, specie quando ci troviamo di fronte ai piccoli ‘guai’ della vita quotidiana. Ed è un prezioso insegnamento per noi, suoi amici, che custodiremo con cura nel nostro bagaglio personale e che porteremo sempre con noi.
Ciò che mi rincuora è il fatto che ora, dopo tanto patire, sicuramente ha trovato la pace in qualche angolo del Cielo, dove da oggi in poi con la sua presenza “ci sarà un po’ più di ordine”, come ha scritto qualcuno su Fb.
E poi mi conforta sapere che la nostra amicizia continuerà ad essere viva grazie a MariaTeresa, sua moglie, che tanto gli è stata vicina, insieme ai suoi familiari più cari, in questo periodo così difficile per tutti, mostrandosi forte e determinata sia nel sostenere ed accudire Giovanni sia nel proteggere lui e noi, che gli eravamo accanto, dal dolore di una verità scomoda e crudele, che forse lei aveva intuito e che nessuno voleva accettare.
Ma quello che più mi solleva e mi incoraggia è l’essere consapevole che nonostante la vita continui in modo inesorabile, la sua immagine continuerà ad essere viva e a risplendere nel ‘piccolo Giovanni’, Ian, il figlio che lui ci ha lasciato in eredità, nel cui volto rispecchiano le stesse sembianze e l’identico sorriso (forse un po’ più malandrino!) del papà e verso il quale avremo sempre una attenzione particolare.
Ti saluto amico caro! Sono felice di essere stato tuo compagno in questo viaggio ahimè troppo breve per te ed anche se il tuo ricordo non svanirà e rimarrai sempre in mezzo a noi, anche se sarai sempre nelle nostre preghiere e nei nostri pensieri,
mi mancherai Giovà, mancherai a tutti noi.

I tuoi amici di sempre

rossi


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